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Come una stella

Reno Brandoni “Come una stella”

Libri per bambini ma anche per adulti, con un linguaggio molto sofisticato, dove il tema musicale è forza creatrice ma anche meccanismo sociale

“Come una stella” è il nuovo libro per ragazzi del musicista e scrittore Reno Brandoni. Racconta la storia di Stefani, un’adolescente vittima delle angherie dei compagni di scuola, che trova il coraggio per superare le sue insicurezze e inseguire i suoi sogni nel momento in cui vede in tv l’esibizione di Lady Gaga in occasione dell’Inauguration Day per l’insediamento del 46° presidente degli Stati Uniti d’America. È proprio grazie all’esempio della cantante americana, che con forza e determinazione è riuscita a superare il bullismo di cui è stata vittima da ragazza, che Stefani prende coscienza di se stessa e di ciò che vuole diventare.

“Come una stella”, con le illustrazioni di Chiara Di Vivona, accompagnato dall’audiolibro con la voce narrante di Debora Mancini e le musiche originali composte dallo stesso Reno Brandoni, è disponibile in libreria e in digitale su edizioni CurciYoung/Fingerpicking.net. Arriva dopo “Il re del Blues” (su Robert Johnson), “La notte in cui inventarono il Rock” (su Jimi Hendrix), “Una classica serata jazz” (su Michel Petrucciani ), “L’ultimo viaggio di Billie” (su Billie Holiday) e anche “Filastrocche per sentirsi grandi”. I libri di Brandoni che prendono come spunto una parte della storia di musicisti molto famosi per raccontare storie che sono o potrebbero essere le storie di ognuno di noi, dei nostri dolori, sogni, volontà, perseveranza, coraggio. Ne parliamo con Reno, una telefonata lunghissima e bellissima.

Per scrivere i tuoi libri per bambini ti immergi pesantemente nella musica dell’artista che li ispira. Mi ha colpito il fatto che tu sia arrivato a Lady Gaga, voce fantastica ma sdegnata da ascoltatori colti. Ne hai tirato fuori una storia sì sul bullismo ma anche sul sentirsi brutti, sulla solitudine, sull’insicurezza, sul rapporto con la rete, sulla figura del bullo come soggetto che ha bisogno di aiuto…

Per Lady Gaga diciamo che ho sconfitto il pregiudizio, perché all’inizio ero titubante nel concentrarmi su di lei proprio per il suo background pop. Però quando l’ho vista per la prima volta cantare per Joe Biden sono rimasto travolto dalla sua voce, dal suo carisma e dalla sua bellezza. Capivo che non si trattava della super vamp di turno, però quando mi sono accorto che la bravura superava la bellezza estetica mi sono entusiasmato. Il modo deciso con cui si presentava, il coraggio, l’ostinazione sembrava dire a tutti “guardate dove sono arrivata” nonostante i soprusi che aveva subito da giovane, come lo stupro e così via.

Senza sapere nulla di lei ho messo giù la prima parte del libro e l’ho mandata all’editore, che aveva per l’appunto visto la stessa esibizione. Man mano che studiavo la sua discografia, mi sono accorto che uscivano sue interviste che raccontavano in un modo o nell’altro pezzi del mio libro. Ho infatti ancora dei messaggi della direttrice editoriale che mi dice “Questo l’hai scritto prima che lei lo rivelasse al mondo” ovvero di come la bullizzavano, per il suo carattere, per il suo aspetto, per il modo eccentrico di vestirsi. Quindi Lady Gaga è stata una scoperta via via sempre più strepitosa, e alla fine mi ha fatto sconfiggere un grande pregiudizio nei confronti della musica commerciale, facendomi rivedere la mia posizione.

Reno Brandoni

Il suo talento è indiscutibile, basta guardare come ri-arrangia in chiave jazz alcuni suoi brani con un solo trombettista in occasione di un piccolo live: se non sapessi che lei è l’idolo delle folle, penserei che fosse una jazzista professionista. Quindi questa esperienza è stata una grande lezione anche per me.

Raccontare queste storie ai ragazzi ha una grande efficacia. Loro si sa, non ascoltano né i genitori né gli insegnanti, ma il fatto di mettere un personaggio così identificativo, è come se quella lezione non la dicessi io ma il personaggio famoso. Il ragazzo è più attento al messaggio di una persona in cui lui si identifica piuttosto che a quello di un genitore o di un educatore. In questi libri il musicista da cui traggo ispirazione dice ai ragazzi attraverso la mia voce che anche lui è stato come loro e questo li fa sentire più parte del progetto. I miei libri diventano poi anche laboratori che porto nelle scuole insieme alla chitarra, e la forma musicata delle storie ha un effetto davvero dirompente sui ragazzi.

In quanto donna, nel libro ci sono molte tematiche che mi parlano. Ad esempio perché spesso nel periodo della prima adolescenza la percezione dell’inadeguatezza è un elemento devastante per le bambine molto più che per i compagni …

Sì è vero, io ho due bambine e ancora oggi faccio fatica a comprendere perché le mie figlie, che da padre ovviamente ritengo bellissime, si torturino giornalmente per esempio con l’idea di essere poco carine. Secondo me sono i compagni a scuola che si divertono a scovare ogni debolezza per poi esasperarla, in un gioco perverso del “se stai più male tu sto meno male io”. Credo comunque che chiunque pratichi violenza è perché l’ha subita in passato, non può essere un sentimento naturale. La violenza è qualcosa che ti insegnano e quindi se tu lo fai è perché qualcuno l’ha fatto su di te, che te l’ha spiegata, insegnata e fatta vivere.

Hai toccato tutti gli aspetti psicologici del tema, ma nel libro rifletti anche su quelli culturali. Ad esempio di come la violenza psicologica sulle donne sia praticata anche dalle donne stesse

Si è proprio per questo che ho voluto sottolineare come Stefani, la protagonista di “Come una stella”, venga aggredita e umiliata proprio da quelle che sarebbero dovute essere le sue amiche. Inizialmente volevo farla reagire con un “Io non sono come voi”, poi consultandomi con un’educatrice mi è stato fatto notare che questa frase dà per scontato che lei ha ragione e gli altri hanno torto. É sufficiente rappresentare il contrasto, mentre una Stefani che passa dalla parte del torto rischia di rappresentare la bullizzazione del bullo.

Chi difende la diversità non può poi annunciare che la sua diversità è migliore di quella degli altri, ma deve comprenderla nel bene e nel male. In ogni caso la forza del libro sta nell’universalizzare il disagio subito, così che i ragazzi possano capire di non essere soli nei loro problemi, ma che anzi questi sono diffusissimi. Fare parte di un gruppo è un aspetto importante, soprattutto se in questo gruppo sono presenti anche personaggi famosi. Anche il caso dello stupro di Billie Holiday è molto utile in questo senso. Io invito sempre i genitori a leggere assieme ai figli questi libri per poter magari affrontare dei non detti o delle situazioni imbarazzanti che molti ragazzi hanno vergogna di confessare. Ecco perché il libro può diventare viatico di un dialogo di serenità, per affrontare il problema con la naturalezza che merita, non tacendo mai la violenza. 

Tutti i tuoi libri sono stati una scoperta incredibile per me. Sono libri per bambini ma anche per adulti, con un linguaggio molto sofisticato, pieni di valori dove c’è sia il tema musicale come forza creatrice ma anche come meccanismo sociale

La caratteristica dei libri è quella di riuscire a prendere il meglio della vita di un artista o perlomeno quello che è stato il meglio nella sua infanzia e nella sua formazione, tralasciando ogni pregiudizio. Ne “La notte in cui inventarono il Rock” per esempio, dove parlo di Hendrix, tutti si aspettano che debba parlare del suo periodo psichedelico, del suo rapporto con la droga, gli argomenti che sono commercialmente più vendibili come personaggio maledetto. Io invece parlo della sua infanzia, del suo talento, della sua diversità. Pensa che già il fatto che fosse mancino significava, negli USA degli anni Cinquanta, essere sottoposti a elettroshock. Parlo di musicisti che non sono al momento culminante della carriera, ma anzi di come sono arrivati a costruire il loro successo per raccontare ai ragazzi come si può vincere un disagio, il razzismo, accettare la propria diversità e tirare fuori il talento.

In tutti c’è un messaggio chiaro: abbiate sogni e lavorate affinché si avverino

Non solo, vivete i vostri sogni con il vostro carattere e la vostra personalità. Siate sempre voi stessi senza cercare di raggiungere un sogno imitando un altro, ma portate avanti l’idea più folle che avete, perché è la vostra, ed è l’unica che vi distinguerà dagli altri.  In un altro libro mi è piaciuto molto inventarmi Petrucciani che incontra Chopin dopo la morte e cominciano a dialogare sul Jazz e Classica. Anche lì c’è questo paragone, con Petrucciani che dovrebbe essere quello da consolare per via di tutte le sue malattie e le sue diversità dal punto di vista fisico, invece si rivela quello che aiuta Chopin grazie alla musica, la forza che sana ogni rapporto e li fa diventare amici. Quest’idea ci è piaciuta così tanto che l’abbiamo anche trasposta come spettacolo teatrale.

Il progetto comprende anche il cd con narrazione audio e musica

Io sono un musicista e quando mi sono messo a scrivere non volevo trascurare la parte compositiva. L’unico modo che avevo per mantenerla viva, oltre al narrare di un musicista, era quello di aggiungere la parte audio facendo recitare il video a un attore in modo che gli desse un’enfasi da recitazione, accompagnandolo con una colonna sonora. Per me è stata una sfida avvincente perché parlando di stili diversi ho dovuto comporre dei brani che fossero affini a tutto ciò di cui parlavo.

Anche le illustrazioni sono molto intense, parlano insieme ai tuoi testi, e le hai affidate a Chiara Di Vivona

Sì l’illustrazione in un progetto del genere è un progetto lungo, che prende circa un anno per essere realizzato, proprio perché prima deve essere finito il testo e la composizione, che faccio da solo. Poi da lì io e Chiara facciamo una chiacchierata in cui ci confrontiamo, le mando foto, le faccio ascoltare dei brani immergendola nella mia realtà per cogliere tutti i dettagli. Nel libro su Hendrix per esempio le ho ricordato di illustrare il chitarrista con la sua chitarra sempre a tracolla, dettaglio che lo rendeva buffo anche agli occhi dei suoi amici del tempo. Quindi ogni scena è studiata nei particolari, perché io voglio che la mia immaginazione venga trasposta esattamente come l’ho pensata. Chiara è effettivamente colei che trasforma i miei sogni in realtà, poi quando li materializza – io che sono il primo a vedere il libro – mi emoziono subito.

Diciamo che più che illustrazioni sono proprio parti strutturali del racconto

Sì, perché già quando lo scrivo lo penso diviso in parti e con certi scenari. Possiamo dire che la mia scrittura è quasi cinematografica, cerco di pensare a una scena per poterci portare dentro i lettori.

Nella parte testuale c’è una particolare cura nel disporre il testo: sfrutti tutti gli spazi creati dal vuoto per preparare la mente e il cuore al prossimo passaggio. Anche l’uso dei caratteri è diverso a seconda dell’importanza di una parola piuttosto che di un’altra. È tutto molto sperimentale, aiuta il lettore a percepire emozioni precise

Quando apri la pagina noti subito una cosa importante perché una frase magari è scritta con un carattere più grande. È un’operazione volta proprio perché a far soffermare il lettore in qualcosa che attiri la sua attenzione. Non voglio che i miei libri siano una narrazione semplice, ma che indirizzino a una riflessione. Magari quella frase ti colpisce, ti ci soffermi a riflettere e così il libro è veramente vissuto. 

Mi ricorda quando un attore a teatro sa sottolineare i passaggi con la voce delle parti più importanti

Guarda ti racconto due episodi che ho vissuto con la stessa persona, Debora. Ho chiamato lei per registrare la parte audio quando stavo facendo il libro su Billie Holiday e poi ci siamo reincontrati per “Come una stella”. Quando avevo finito il testo Debora non riusciva ad andare avanti: ci siamo accorti che la prima stesura dell’audiolibro non era presentabile perché lei era talmente suggestionata dalla vita della Holiday che non dico che fosse quasi alle lacrime, ma aveva spesso la voce rotta dalla commozione. Quindi abbiamo dovuto correggere alcune parti per farla distaccare un attimo dal personaggio e coinvolgersi di meno. Ed è successo anche su questo libro sul bullismo, in cui ognuno di noi purtroppo in qualche modo può impersonificarsi, dato che nessuno è indenne dal problema.

Come per la Holiday, anche in “Come una stella” Debora si è ritrovata a pensare a episodi della sua vita che, alla luce del testo, assumevano un significato diverso rispetto al ricordo sedimentato nella memoria. Quando ho fatto la Holiday ho ascoltato tutta la sua musica per mesi, l’editore era terrorizzato dall’idea di cosa potessi scrivere sulla sua vita che, come si sa, non ha trovato un attimo di serenità. Mi chiedeva spesso se potessi cambiare argomento ma io rispondevo che i ragazzi devono essere accompagnati nella realtà delle cose. Prendi Cappuccetto Rosso, non è per nulla una storia serena: un lupo sbrana una nonna, il cacciatore lo sventra … I bambini devono essere portati nella realtà, devono conoscere il pericolo.

Quando volevo parlare della casa di appuntamenti dove viene arrestata con la madre a 14 anni, l’editore voleva tagliare. Invece io ho insistito cambiando il nome in “La casa dell’amore frainteso”. Questo nome è piaciuto a tutti ed è stato accettato perché con questo espediente hai la possibilità di esprimerti in livelli di pesantezza diversa a seconda dell’età: puoi essere leggerissimo e saltare l’argomento o spiegare piano piano cosa succedeva in quella casa. Questa è la ricerca del linguaggio che cerco di adattare per tutti che diventa strumento nelle mani dell’educatore o del genitore.

Per il libro “Re del blues”, mi è piaciuta molto la parte in cui sostieni che la musica vieni fuori solo quando il cuore e l’anima sono in connessione. Mi sembra un messaggio molto importante in questo periodo di consumismo sfrenato, soprattutto per i ragazzi che si sono avvicinati alla musica durante la pandemia come ancora di salvezza.

Si secondo me la musica non deve essere solo fatta suonando. Uno dei miei personaggi infatti lo dice in una scena: studiare non serve a niente se non metti dentro quello che senti. Tant’è che quello che suonerà Robert gli consentirà di salvare l’anima e conquistare la sua donna dimenticando tutte le cose superficiali.

Devo dirti che anche noi giornaliste abbiamo molte pressioni su cosa e come si devono dire certe cose …

Certo che ti capisco, è tutto molto complicato. Nel mio caso per esempio, sul libro di Hendrix, quando faccio criticare la frase “il vero amore è solo fra uomo e donna”, mi è costata settimane di litigi con l’editore, perché chissà poi che penseranno i genitori. Cosa vuoi che penseranno? Che è una frase assurda. Come fai a identificare e classificare l’amore? Dopo varie insistenze l’ho spuntata però. L’amore è un concetto universale di cui non c’è nulla da vergognarsi, mai. Poter esprimere questi concetti per me è un traguardo, specialmente in un ambiente scivoloso come può essere la letteratura per ragazzi.

Anche la chiusa del libro su Jimi è molto coraggiosa secondo me. Sei riuscito a raccontare il gesto iconico di Hendrix di dar fuoco alla chitarra non come trasgressione ma come forza creativa

Se la musica è in lui, perché idolatrare uno strumento, quando lo strumento è lui stesso? Dammi qualsiasi cosa e io sarò sempre lo stesso. Questo per riflettere sul tema della personalità. Se tu non vivi di app ma di quello che sei, anche se un domani mancasse la luce e dovessimo ritornare tutti con matita e candele, se tu hai una forza dentro saresti lo stesso a prescindere dallo strumento che hai tra le mani. La tua personalità e la tua creatività sono quelle che parlano a prescindere dallo strumento. La musica è nelle tue mani, così come l’arte in generale. Robert Johnson ha fatto i dischi migliori della sua carriera con una chitarra da cinquanta dollari.

Ti racconto un aneddoto su un concerto visto qualche settimana fa, Gary Lucas. Era in versione solista, misto elettrico e acustico. Quando prende l’elettrica riscontra qualche problema con la pedaliera e dopo alcuni tentativi lascia perdere tutto e torna all’acustica: “La musica la faccio io, non ho bisogno di muri di Marshall per esprimermi”

Sì, bellissimo, e mi ricorda molto una cosa che è accaduta a Keith Jarrett durante una data a Colonia a metà degli anni Settanta. Gli dettero un pianoforte scassato e scordato ma accettò lo stesso di suonare, nonostante lo strumento non fosse idoneo, per evitare guai alla promoter locale che aveva solo diciassette anni. Durante l’esibizione si adattò alla situazione improvvisando un concerto geniale, che ricordo tra i migliori della storia della musica contemporanea…

Articolo di Francesca Cecconi

Reno Brandoni negli anni ’80 ha collaborato con i più importanti chitarristi dell’epoca come Stefan Grossman, John Renbourn, Duck Baker, Dave Van Ronk. Nel 2000 ha fondato il sito web Fingerpicking.net, con cui ha pubblicato i metodi “Open Tuning Basics” e “Come suonare la chitarra Fingerpicking”, ha curato la collana “Classic” dedicata alla trascrizione dei manuali di chitarra classica in tablatura. È ideatore della serie di chitarre per fingerpicking “Effedot” e ha fondato la rivista specializzata “Chitarra Acustica”. Ha pubblicato i dischi: “Bluesando”, “Zingarom”, “Yelda”, “Anema e corde”, “Indifeso”. Per Edizioni Curci nella collana Curci Young in collaborazione con Fingerpicking ha pubblicato i racconti per ragazzi: “Il re del blues”, “La notte in cui inventarono il rock”, “Una classica serata jazz”, “Filastrocche per sentirsi grandi”, “L’ultimo viaggio di Billie”. Per la collana “Le ruzzole” ha pubblicato “Il ladro di colli” e “Il polpo Pippo”.

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