
Tre giorni di musica dal vivo a Castel Goffredo (MN) per celebrare il progetto del nuovo Centro Musicale Polivalente dell’Associazione di promozione sociale J. Pastorius, attiva da diversi anni sul territorio mantovano e bresciano. Non si tratta di una semplice scuola di musica; infatti, alla Pastorius la musica viene insegnata con l’ambizione anche di formare i giovani a una professione precisa: quella del musicista. Gli artisti che, nel corso degli anni, sono stati ospiti di questa realtà non solo hanno suonato, ma hanno anche lavorato, interagito e tenuto lezioni per gli studenti della scuola.


Il fine settimana dell’11-13 aprile ha rappresentato un’importante occasione per l’inaugurazione del Centro Musicale Polivalente (CMP), che da lunedì 14 aprile è attivo e pronto ad accogliere corsi, gruppi e artisti per registrare e collaborare a stretto contatto con i giovani della Pastorius. In particolare, lo spazio unisce musica, arte, inclusione, formazione e incontro. Sono numerosi gli elementi fondamentali di questo nuovo Centro, caratterizzato da diverse aree, ognuna con una specifica funzione. Sono disponibili 6 aule didattiche dedicate all’insegnamento della musica, tra cui corsi di canto e per strumenti musicali, sia propedeutici che di livello intermedio e avanzato.
Il Centro offre anche 3 sale prove equipaggiate con tutto il necessario per consentire a gruppi e band di registrare in diretta e realizzare produzioni musicali, audio e video. La musica, va sottolineato, coinvolge anche l’aspetto organizzativo e di condivisione; per questo motivo sono state predisposte 2 stanze per riunioni, una per l’accoglienza e il ristoro, uno spazio lounge, e un’area esterna con giardino, adatta per piccoli eventi. Un altro spazio di grande importanza, è la stanza sensoriale (nota anche come Snoezelen room), aperta a tutti e attrezzata per laboratori ed esperienze che promuovono il benessere e l’inclusione di bambini e ragazzi con autismo, oltre a corsi di musicoterapia rivolti agli anziani.
Le 72 ore di festa hanno visto la partecipazione di ospiti d’eccezione, tra cui Jon Gomm, che si è esibito venerdì sera alle 21.30; Lorenzo Poli, bassista di Renato Zero; Massimo Varini, docente per diverse realtà e chitarrista di Biagio Antonacci; Luna Dragonieri, cantante dei Matia Bazar; Lorenzo Campani, interprete del musical “Notre Dame de Paris”; Pino Di Pietro, compositore e tastierista per vari artisti del panorama nazionale, che si sono esibiti sabato sera; e infine, Luca Stricagnoli, che ha suonato domenica 13 aprile, data del suo tour italiano prodotto da Break Live Music.


Tutti e tre i concerti si sono svolti al teatro San Luigi di Castel Goffredo. È importante sottolineare che c’era poca gente in sala. Non è affatto una critica, ma spero possa servire da stimolo e pungolo per una comunità che dimostrato poco interesse per chi ha lavorato, con impegno e passione, per portare nomi illustri della musica in un paese di 13 mila abitanti, al confine tra Mantova e Brescia. Purtroppo, a questi concerti di artisti di fama internazionale, c’era un pubblico piuttosto scarso, pur se appassionato, ma nomi di questo calibro non possono non suscitare nessun tipo di interesse. Certo, la promozione della manifestazione è stata locale, non regionale, ma è altrettanto vero che nei tour di Gomm e Stricagnoli la data di Castel Goffredo era ben visibile.


Gli artisti coinvolti non si sono tirati indietro, dimostrando, come sempre, grande professionalità, e offrendo così un’importante lezione ai giovani presenti in sala. Jon Gomm, introdotto da Andrea Conte, allievo della scuola, e da Massimo Varini, che ha eseguito quattro delle sue composizioni, ha regalato un concerto raffinato.

La sua chitarra ha incantato grazie a una tecnica fluida che sfrutta appieno le potenzialità dello strumento. Dal battere sulla cassa agli arpeggi, il tutto arricchito da una pedaliera di effetti, Gomm ha saputo trasmettere emozioni con sonorità molto vicine all’Ambient Music. In scaletta “Coccon”, brano con quale ha aperto la serata, poi grandi classici come “Gloria” e “Deep Sea Fhises” e “Passionflower”, fino alla recente “Silent Song”. Il concerto di Gomm ha confermato il suo piacevole virtuosismo, senza però che questa sua modalità di suonare sia stata spinta agli eccessi, come invece è accaduto domenica con Stricagnoli.

Il talentuoso chitarrista originario di Varese, ma ormai statunitense d’adozione, ha incantato un pubblico meno numeroso rispetto a quello di Gomm, ma più incline a lasciarsi sorprendere da effetti speciali. La sostanza non manca a Stricagnoli, ma confesso che la sua esibizione mi è sembrata frutto di una spettacolarizzazione della musica e del talento, che personalmente non mi convince.

Allo stesso tempo, ammetto che le reinterpretazioni, ricche di virtuosismi e giochi, dei brani degli AC/DC, da “Thunderstruck” a “You Shook Me All Night Long”, mi sono piaciute molto, così come “Sweet Child O’ Mine” dei Guns N’ Roses. Interessante anche l’esecuzione della colonna sonore de “L’ultimo dei Moicani”, brano ormai classico nell’interpretazione di Stricagnoli.

La serata più affascinante è stata quella di sabato, quando sul palco si sono alternati musicisti che hanno suonato con grande spontaneità, senza bisogno di eccedere in virtuosismi e invenzioni, e senza la necessità di trasformare la loro chitarra in mille altri strumenti. Se devo dire chi davvero mi ha lasciato un’emozione profonda, quello è stato Massimo Varini, che ha eseguito, sia venerdì che sabato, brani del proprio repertorio. Ottima musica, insomma, senza altre ambizioni se non quella di trasmettere emozioni in una festa dove la musica era al centro dell’attenzione. A ben vedere, un monito per il futuro, dato che se ci pensiamo bene, in fine dei conti, David Gilmour, con la sua giusta lentezza e la sua Fender con solo sei corde, è riuscito da solo a mettere in sacco e in difficoltà i chitarristi forsennati e grattugianti del Punk.
Articolo di Luca Cremonesi, foto di Roberto Fontana



