Bruce Hornsby è una nostra vecchia conoscenza, torna il 27 maggio con il nuovo disco dal titolo “’Flicted” pubblicato da Zappo Productions/Thirty Tigers. In caso non vi ricordaste di lui, vi suggerisco di andarvi a leggere la recensione del precedente lavoro di cui ci siamo occupati, “Non-Secure Connection”, sembrano passate ere geologiche, ciò è forse dettato dal fatto che i due anni di pandemia hanno dilatato i tempi e creato una bolla in cui tutto è stato falsato.
Nel nuovo lavoro il pianista originario della Virginia mantiene la sua nota jazzy e le influenze che abbiamo apprezzato, dando una robusta spinta a un lavoro che trovo affascinante. “‘Flicted” è un disco di 12 brani, caratterizzato da sonorità estremamente variegate, ricordiamo che la sua produttività è addirittura spaventosa, con 3 Grammy Award alle spalle e 22 dischi disponibili all’ascolto. Le sue collaborazioni altisonanti e abbondanti potrebbero essere elencate per numerose righe ma vi rimando all’articolo che scrissi per il precedente disco (cosi vi ascoltate anche quello, che non si sa mai). Questo disco è il terzo in una collezione di canzoni basate su musiche composte mentre scriveva sonorizzazioni per il regista Spike Lee (il primo era “Absolute Zero” e il secondo il già citato “Non-Secure Connection”).
Quando ho premuto play avevo in testa il disco precedente e qualcosa di ciò che avvenne prima sul suo pianoforte, quindi la resa sonica mi era abbastanza chiara. Il primo brano e primo singolo “Sidelines” è frutto di un featuring con Ezra Koening e Blake Mills, e ha una caratterizzazione molto particolare, preferirei non anticiparvelo e suggerisco l’ascolto (è un singolo, mentre stai leggendo è già fuori).
Devo dire che qui su “‘Flicted” ho trovato uno strumento molto più protagonista nei primi tre brani, per passare a ritmi complessi e incalzanti su “Too Much Monkey Business” (una reinterpretazione del brano di Chuck Berry), “Maybe Now” e “Bucket List”, che spezzano decisamente il disco in macro-aree sonore ben distinte. Questa seconda parte è molto complessa dal profilo ritmico e lo strumento di Bruce Hornsby viene volutamente relegato a una posizione di secondo piano.
Un terzo blocco costituito dalle quattro tracce successive risulta un mix tra i precedenti, mantenendo idee ritmicamente interessanti e volando più a ridosso degli 88 tasti. Non so cosa ci fosse nella testa dell’artista, ma mi fa pensare a una suddivisione da opera teatrale in più atti. Il finale del disco è dato da una “Simple Prayer II”, una ballad piano/archi deliziosa che pone un punto fermo, un cambio netto di atmosfera, per preparare alla fine, l’omega del disco. La chiusura infatti si chiama “Point Omega”, uno shuffle trascinante e godibile che saluta l’ascolto fino al prossimo lavoro di Bruce Hornsby.
Dove si ascolta questo disco? In relax a casa, direi. Non è un disco da auto, non è un disco da condivisione, né da locale estivo. Nelle sue parti distinte è da gustare al giusto volume, senza cuffie, preferibilmente durante una giornata di sole, perché è un disco gioioso, allegro, che conferisce leggerezza.
Articolo di Marco Oreggia
Tracklist “’Flicted”
1. “Sidelines” ft. Ezra Koening & Blake Mills
2. “Tag”
3. “The Hound”
4. “Too Much Monkey Business”
5. “Maybe Now”
6. “Bucket List”
7. “Days Ahead” ft. Danielle Haim
8. “Lidar”
9. “Is This It”
10. “Had Enough”
11. “Simple Prayer II” ft Z. Berg, Ethan Gruska, Rob Moose
12. “Point Omega”
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