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LDV (La Dolce Vita) “Confessions”

Opera che rappresenta al contempo una celebrazione e un viaggio retrospettivo nella loro carriera

Il 27 settembre per Mold Records è uscito “Confessions”, il primo album sulla lunga distanza dei friulani LDV (La Dolce Vita). Definire “esordio” questo lavoro può sembrare una provocazione, visto che la band udinese suona da oltre quarant’anni. Tuttavia, è proprio questo il loro debutto in formato album, un’opera che rappresenta al contempo una celebrazione e un viaggio retrospettivo nella loro carriera.

“Confessions” si compone di dodici tracce e si presenta come un’antologia che mescola brani storici con nuove composizioni. Un album che si muove con una precisione quasi filologica in quel sottile spazio temporale tra Punk e New Wave, restituendo, come pochi altri lavori contemporanei, un forte senso di appartenenza a quel periodo iconico. Sin dalle prime note, emerge un’aderenza totale a un’estetica musicale che non solo affonda nel Punk più classico, ma sfiora, senza mai oltrepassarne i confini, i primordi della New Wave, quel suono ibrido e oscuro che dominava i locali europei nei primi anni Ottanta.

Un’altra scelta che segna profondamente “Confessions” è la lingua inglese: una conferma dell’adesione dei LDV a un’estetica internazionale, come a voler fissare la loro storia in un immaginario che guarda all’Inghilterra di allora, più che all’Italia di oggi. Non è chiaro quali tracce siano frutto della creatività di quarant’anni fa e quali invece siano nate recentemente: eccezion fatta per la title track “Confessions”, l’album si rivela volutamente sfuggente in termini cronologici, tanto che sfida anche l’ascoltatore più esperto. A lungo mi sono interrogata su questo aspetto: la capacità della band di riassorbire le influenze più attuali senza alterare il proprio DNA sonoro. Nonostante il mio background nel Punk e nei generi del Post-Punk, non sono riuscita a individuare con certezza l’epoca di ogni brano. Ogni traccia appare come un documento d’epoca, legittimato solo dalla produzione moderna, ma sarebbe facile scambiarlo per un album uscito decenni fa. E, sì, è un complimento di grande portata: LDV, con “Confessions”, offrono un contributo che non è solo musicale, ma culturale, gettando nuova luce su un genere che, pur attraversando rinascite cicliche, è stato spesso trattato come una reliquia o ridicolizzato per i suoi stessi tratti distintivi.

Questo disco ha un fascino che va oltre le sue qualità musicali, portando alla ribalta una scena musicale che, in Italia, ha spesso stentato a trovare riconoscimento. Con “Confessions”, i LDV dimostrano che anche da una regione apparentemente periferica come il Friuli Venezia Giulia può emergere un suono capace di lasciare un’impronta indelebile e autentica, smentendo con forza il luogo comune di una provincia musicale priva di spunti innovativi.

Un aspetto cruciale di “Confessions” è la cura tecnica del suono: una produzione che, pur con uno smalto attuale, rievoca con eleganza un’estetica vintage. Le sonorità sono moderne ma percorse da un fascino retrò, una scelta che aggiunge spessore e originalità al disco, rendendolo autentico e stratificato. Ogni traccia appare così avvolta in un’atmosfera d’altri tempi, senza mai sacrificare la chiarezza sonora che distingue le produzioni odierne. Questa ricerca estetica e sonora contribuisce a rendere “Confessions” un’esperienza di qualità, un lavoro che riesce a muoversi agilmente tra passato e presente.

Arriviamo quindi al cuore del disco, alla sua semplicità, una qualità che potrebbe apparire insolita e persino controcorrente nel panorama attuale. “Confessions” è privo di sovrastrutture inutili, diretto e pulito. Viviamo in un’epoca in cui spesso si associa il valore artistico alla complessità, ma l’album ci ricorda che la bellezza è tale proprio nella sua linearità. La struttura dei brani e l’essenzialità della loro costruzione si rifanno a un’idea di musica pura, scevra di artifici, che colpisce senza sforzo per la sua autenticità.

Spero sinceramente che questo non sia un episodio isolato nella carriera dei LDV, perché “Confessions” dimostra quanto talento e intensità abbiano da offrire. Che si godano i meritati riconoscimenti di questo lavoro: ogni nota, ogni dettaglio parla del lungo percorso che hanno affrontato e di come, nonostante tutto, ne sia valsa la pena.

Articolo di Silvia Ravenda

Track list “Confessions”

  1. Confessions
  2. Time Stands Still
  3. Ambition
  4. Shadows
  5. Brighter at Night
  6. Lost
  7. Too Many Voices
  8. Girl from Another World
  9. Not Ready
  10. Artificial
  11. Sacrifice
  12. Your Eyes

Line up LDV: Massimo Sebastianutti: voce, chitarra, Maurizio Mazzon: chitarra, tastiere, Luca Rossi: basso, Sergio Celeghin: batteria, Roberto Pacagnan: basso su “Sacrifice”

LDV online:
Facebook: https://www.facebook.com/ladolcevitaud
Instagram: https://www.instagram.com/ldv.band
Youtube: https://youtu.be/_ldRNeWQxGg

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