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Niia “V”

Disco jazz che non si nasconde dietro al virtuosismo, ma sceglie la precisione come forma di onestà artistica

Niia torna alla sua radice più autentica con “V”, pubblicato il 10 ottobre per Candid Records. Non si tratta di un ritorno nostalgico, né di un gesto di citazione stilistica: è un rientro lucido, costruito con rigore e consapevolezza, all’interno di un linguaggio – il Jazz – trattato non come un contenitore da riempire, ma come una materia plastica, viva, da rimodellare. L’artista racconta di aver sentito la mancanza del Jazz come si sente la mancanza di un luogo sicuro. Cresciuta ascoltando Chet Baker, Ella Fitzgerald, Bill Evans ed Eva Cassidy, Niia riscopre il nucleo originario del proprio linguaggio musicale e lo riporta in superficie con un disco che attraversa i registri sonori senza mai chiudersi in un perimetro unico.

La costruzione di “V” ruota attorno a undici brani scritti e prodotti con un approccio dichiaratamente ibrido. Accanto alla voce posta al centro della scrittura, trattata come strumento vero e proprio convivono sezioni acustiche, interventi elettronici e strutture ritmiche stratificate. Il risultato è un campo sonoro mobile e imprevedibile, dove ogni traccia assume un’identità autonoma.“Ronny Cammareri” apre un paesaggio dinamico, con una pulsazione latina e un fraseggio vocale controllato che lascia respirare l’arrangiamento. “Throw My Head Out the Window” sposta l’asse percettivo in direzione trip hop, sfruttando una base armonica jazzistica scomposta e rielaborata con interventi elettronici sottili ma strutturali. “I Found the Restaurant” riporta invece tutto alla classicità dello standard, con piano e contrabbasso che dialogano su un registro asciutto, rigoroso, quasi cameristico, evocando i club newyorkesi degli anni Cinquanta.

La natura disomogenea di “V” non è un difetto, ma una dichiarazione d’intenti. Niia non costruisce un percorso lineare, ma sezioni sonore indipendenti che si alternano e si richiamano, obbligando l’ascoltatore a spostarsi costantemente di asse. È una strategia compositiva coerente con molta produzione americana contemporanea: basti pensare a lavori di Robert Glasper o Kamasi Washington, dove l’unità d’ascolto non è data dall’omogeneità stilistica ma dalla densità percettiva.

Sul piano vocale, Niia lavora con una consapevolezza tecnica rara: alterna sospensioni quasi trasparenti a passaggi densi e materici, con una gestione millimetrica del respiro e dell’intensità. Il fraseggio non è mai decorativo. Ogni inflessione ha una funzione. La produzione, affidata a un team di musicisti e autori legati alla scena di Los Angeles (tra cui Spencer Zahn, Lawrence Rothman e Chloe Angelides), lavora in sottrazione, eliminando orpelli e spingendo verso un’essenzialità che esalta i contrasti tra sezioni. Il nucleo tematico di “V” si muove lungo una linea sottile: caos e controllo, dolore e bellezza convivono senza soluzione di continuità. Niia affronta autolesionismo, autoinganno e consapevolezza di sé con una scrittura priva di moralismi, asciutta, capace di restituire la contraddizione come stato naturale dell’essere umano. Nei momenti più lirici, la voce non cerca di consolare: nomina, osserva, registra.

Il Jazz, in questo disco, non è un genere ma uno spazio di possibilità. Un linguaggio che si piega, si apre, si contamina. Le texture elettroniche convivono con l’improvvisazione vocale, la ballad classica con ritmiche scomposte, l’interplay acustico con architetture sonore che guardano alla scena contemporanea. È un approccio simile a quello di artisti come BADBADNOTGOOD o Thundercat: scompaginare i confini per ritrovare un centro nuovo, non imitato ma costruito.

L’estetica è precisa, meticolosa. Ogni suono è collocato con rigore, ogni dinamica è bilanciata per evitare dispersioni. “V” non è un disco da sottofondo: richiede attenzione, disponibilità, ascolto attivo. Non per complessità ostentata, ma perché lascia spazio al silenzio, alle zone di passaggio, ai momenti in cui la forma si spezza per rivelare la sostanza.

Il valore di questo lavoro sta anche nella sua trasparenza emotiva. È un disco che non si nasconde dietro al virtuosismo, ma sceglie la precisione come forma di onestà artistica. Il Jazz diventa il perimetro mobile in cui tutto questo può accadere: un linguaggio sufficientemente elastico per contenere le crepe e le luci della realtà senza tentare di ricomporle. “V” non è un’operazione filologica né un ritorno nostalgico. È un gesto consapevole e necessario: una riappropriazione di sé attraverso un linguaggio che permette di nominare l’indicibile con rigore tecnico e umanità. E qui torna utile una frase di Alessandro Baricco in Novecento: Quando non sai cos’è, allora è Jazz.

Articolo di Silvia Ravenda

Track list “V”

  1. Fucking happy
  2. Ronny Cammareri
  3. Throw My Head Out The Window
  4. I Found The Restaurant
  5. With Feeling
  6. Pianos and Great Danes
  7. Again with Feeling
  8. Dice
  9. Maria In Blue
  10. The Awful Truth
  11. Angel Eyes

Niia online:
Website: https://www.niiamusic.com/
Instagram: https://www.instagram.com/niiarocco/
Youtube: https://www.youtube.com/channel/UCnVWBzYphZdQdB5ink9ueMg

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