“A Ride” è il nuovo concept album di Phill Reynolds, pubblicato in cd, vinile e digitale il 17 giugno per Bronson Recordings e anticipato dai singoli “This Isn’t Me” e “The Fault Is Mine”. È un gradito ritorno quello di Phill Reynolds, nome d’arte del cantautore di origini vicentine Silva Martino Cantele, che avevamo piacevolmente conosciuto con l’album uscito a inizio 2021 “A Sudden Nowhere” (qui la nostra recensione e la nostra intervista). Artista dal background variegato, alla guida di svariati gruppi post-hardcore (lo troviamo tutt’ora negli emo-punk Hearts Apart e nei power pop Miss Chain & The Broken Heels), da un decennio a questa parte Phill Reynolds ha sposato la causa della musica folk, dando vita a una nuova identità musicale che vuole omaggiare i songwriter folk di protesta Phil Ochs e Malvina Reynolds.
Il nuovo lavoro è stato registrato in analogico al TUP studio di Brescia, prodotto insieme a Bruno Barcella dallo stesso Reynolds, che ha suonato quasi tutti gli strumenti avvalendosi di significative collaborazioni: Stefano Pilia alla chitarra in “Dive Bar Oblivion”, IOSONOUNCANE a cori, sintetizzatore, basso e field recordings in “World On Fire” e la band C+C=Maxigross a basso, batteria e cori per “In The Dark”.
Le undici tracce catapultano nel bel mezzo della narrazione intima ed evocativa di un viaggio on the road, gli ultimi tre giorni di vita di un tormentato fuggiasco statunitense, inseguito dal proprio passato e dalle proprie ombre. Le atmosfere sono velate di oscurità e restituiscono uno straziato bisogno di redenzione, che accompagna l’ascolto attraverso lande deserte, fughe affannate, corse a perdifiato e brusche frenate, guidati da una voce unica, corposa, graffiante, che più di tutto è il segno distintivo di un musicista esperto, completo, intensamente comunicativo.
È ben congegnata non solo la sequenza cronologica con cui ci vengono presentati il personaggio e la storia, ma anche la misura con cui vengono gestite le dinamiche, i crescendo, se il primo brano “This Isn’t Me” ha un andamento cauto che poi esplode con veemenza, strizzando l’occhio ai migliori Mumford & Sons, i pezzi centrali della tracklist (“Dive Bar Oblivion”, “A Clockwork Dream”) alzano l’asticella della tensione, mentre pian piano ci si muove verso terreni più riflessivi e sempre più intimisti – trova spazio anche uno strumentale, “A Glow Beneath The Abyss” – che non si allontanano comunque mai dall’indole intensa e coinvolgente del loro autore, ma preludono a un finale che ha quasi un sapore di disperata resa.
L’immancabile fingerpicking scandisce il tempo, il banjo colora, l’armonica trasporta, ogni tanto strisciano suoni distorti e sporcati a impolverare l’aria e rendere più faticoso respirare, ma alla fine arriva anche la pioggia e ridare fiato, a regalare un po’ di tregua dal tormento, che rimane sempre a fare da sfondo, finchè non lo si affronta. Ci sono gli ingredienti di uno splendido Alt-Country, un Folk d’autore che sa raccontare con ricchezza, che cura i dettagli e li inserisce in una trama complessa con disinvoltura: Phill Reynolds ha già dimostrato grande talento, notevole personalità e ottimo gusto musicale e in questo nuovo disco non delude le aspettative.
Articolo di Valentina Comelli
Track List “A Ride”
- This Isn’t Me
- Man In A Suitcase
- Run, Run Away
- Dive Bar Oblivion
- A Clockwork Dream
- World On Fire
- The Call Of The Dark
- A Glow Beneath The Abyss
- The Fault Is Mine
- In The Dark
- It Rains
Phill Reynolds online:
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