La promessa è stata mantenuta. A maggio Teri Gender Bender aveva pubblicato il suo ep “Catspeak” (la nostra recensione), assicurando che questo lavoro avrebbe avuto in tempi brevi un successore che completasse il suo più recente percorso artistico. Ecco, infatti, che il 7 luglio è uscito per Clouds Hill Records “Outsiders”, il nuovo ep della cantautrice e polistrumentista statunitense, il cui nome d’arte è lo pseudonimo di Teresa Suárez Cosio. Bisogna riconoscere in tutta franchezza che l’occhio clinico di Omar Rodriguez – López dei The Mars Volta, che ha collaborato spesso con lei e che ha abbracciato per un breve periodo il progetto del gruppo madre di Teresa, Le Butcherettes, aveva colto nel segno.
Teri è sicuramente un talento innato, un’artista eclettica e estremamente versatile, capace ogni volta di sorprenderci con le sue audaci intuizioni. Le sonorità della giovane musicista sembrano in costante evoluzione e sono ricche di nuove idee, suffragate da una grande prolificità, la stessa che lo scorso anno l’ha spinta a realizzare ben 40 brani inediti. Sempre accompagnato dal suono distorto della sua chitarra e dal carattere orgoglioso e eccentrico, il suo percorso musicale continua coerentemente a seguire un approccio sperimentale e all’avanguardia, che assume con il tempo connotati sempre più maturi e intriganti. Non per niente ha speso per lei splendide parole oltre il già menzionato Rodriguez – López, anche Iggy Pop che ha evidenziato come Teri sia un’artista ricca di estro e personalità.
Le atmosfere di “State of Fear” (la nostra recensione) album dello scorso inverno, avevano lasciato nel suo ultimo lavoro spazio a una musicalità meno rarefatta e più orientata al Rock e Post-Punk che talora riecheggiava certe sonorità de Le Butcherettes. Con questo nuovo “Outsiders”, gli orizzonti sonori si allargano ancora di più abbracciando una moltitudine di stili, fra cui spicca un Pop moderno, caratterizzato da climi beat, momenti psichedelici e melodici. Su tutto questo trova terreno fertile la voce articolata e fluida dell’artista, che sa essere ora vellutata, ora graffiante e dimostra di sapersi ben adattare a trame diversificate.
“Outsiders”, sino dal titolo sottolinea la bellezza di essere fuori dagli schemi, la sensazione paradossale di scoprirsi isolati in un mondo alienato, lontani da contesti sociali obsoleti che si stanno sgretolando verso il vuoto sempre più marcato. Ma c’è anche chi non si arrende a tutto ciò e i testi di questo album partono dalla visione distopica e negativa, dove però si respira anche un certo ottimismo, motivato dalla riscoperta dei sentimenti e dell’auto-consapevolezza. Perché a volte è proprio nel distacco e nell’isolamento che riusciamo a ritrovare noi stessi; senza alcun vincolo dipendente da etichette o particolari aspettative inique diventiamo liberi di navigare in questo abisso di incertezza. Nel regno del nichilismo, riuscire a estraniarsi da questo vuoto è la profonda rivelazione che il significato della vita risiede nella forza e nel coraggio che è possibile trovare solo dentro di noi.
Il brano “Walk Into My Everything”, una ballata dalle movenze beat e psichedeliche con una seducente melodia, vuole essere a suo modo una canzone d’amore. Una sorta di supplica nichilista nell’insignificanza cosmica, dove però il nobile sentimento assume un fondamentale ruolo, diventando foriero di un viaggio condiviso di fronte all’assurdità esistenziale: sfidiamo il vuoto abbracciando le connessioni effimere che conosciamo. Ma i momenti in cui Teresa usa le parole Amore mio, camminiamo mano nella mano con le nostre dita intrecciate, fanno capire il ruolo cruciale dell’affetto e delle emozioni, soprattutto in questo nulla cosmico, così vasto e indifferente. Ciò non di meno permane nelle liriche quella ricerca introspettiva che da sempre contraddistingue la colorata musicalità dell’artista, rimanendo ispirati dall’energia frenetica della crescita e da un patrimonio che tutti acquisiamo, ma che è poi destinato in parte a disperdersi invecchiando.
L’ep si compone di cinque tracce, quindici minuti di ottima musica che scorrono piacevolmente e con scioltezza, brani che si diversificano nella struttura compositiva, eterogenea, ma nei quali brilla l’espressività della voce di Teresa. Il lavoro utilizza testi che l’artista aveva scritto giovanissima all’età di 19 anni, composizioni perse nel tempo ma fortunatamente ritrovate e arricchite di una nuova linfa; a conferma dell’ecletticità che la contraddistingue, Teresa si cimenta anche, oltre alla sei corde, con basso e batteria. In “You Won The Man”, l’incipit è già pregno di ritmo pulsante, un brano Rock dalle movenze dinamiche, una chitarra acustica che corre, colorata dalla voce di Teresa che sprizza energia da tutti i pori.
Stessa vitalità che si ritrova nei brani “Sideways” e “What Do You Want Me To Do” con il primo pezzo che nasce quasi in sordina su una ritmica vagamente blues per poi dipanarsi in un incedere più spedito grazie a un Post /Punk incalzante, dove la voce di Teri sa alternare un timbro potente a slanci più melodici; il secondo è sempre contraddistinto da un’alternanza tra momenti soft e altri impetuosi, che a tratti ricordano qualche gruppo punk dei ’70. Ma non mancano gli attimi più intimisti come la più cadenzata “Stupid Love Song” con uno splendido ritornello e la conclusiva “Walk Into My Everything”, delizioso acquarello beat evocativo e sognante di cui si è parlato prima. Entra nel mio tutto, quasi un’invocazione, un inno all’amore per cercare di recuperare la forza utile a realizzare quella fuga dall’insignificanza del vuoto odierno. La voce di Teresa è amabile come non mai nel disegnare le melodiche tessiture del brano, forse uno dei più belli da lei scritti.
Si chiude dunque un altro episodio di questo tortuoso ma avvincente viaggio musicale in cui Teri ci sta abituando a fitte e repentine uscite grazie alla vastità del suo estro sempre alla ricerca di nuove sfide. A colpire stavolta sono le profonde riflessioni sulla vacua modernità che ci costringe, seppur nell’era dell’iper-connessione, a trovare una via di fuga in una balsamica solitudine che ci rivela finalmente come umani e non come avatar ripetitivi e incolori.
Articolo di Carlo Giorgetti
Tracklist “Outsiders”
- You Won The Man
- Stupid Love Song
- Sideways
- What Do You Want Me To Do
- Walk Into My Everything
Teri Gender Bender online:
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