L’energia live del sudato pogo si mischia ai synth industriali: Il duo newyorkese torna dopo cinque lunghi anni con l’album “Bastard”, uscito lo scorso giugno per STTT Records. Se il folgorante esordio “Containers” ci ha fatto ballare gasando durante le chiusure del periodo Covid, il tema e le sonorità dei brani del nuovo album ci catapultano in una dimensione molto più cupa.
Si intuisce subito dalla copertina: un ammasso di rifiuti e insetti morti, circondati da un collage di oggetti del nostro quotidiano come pillole, scontrini, ricevute, buoni sconto. Ma questo mosaico apparentemente senza senso nasconde una tragica metafora per il cantante Madison Velding-VanDam: il ritrovamento del cadavere di suo padre in una roulotte pochi giorni dopo il Natale, un episodio devastante che diventa il baricentro di tutto l’album.
Oltre a Jason Gates alla batteria, la band acquisisce un nuovo membro fisso, la bassista e pianista Yasmeen Night, la cui influenza coi synth e nei vari effetti sonori disturbanti si fa sentire durante tutto l’album. La distopia, le tendenze al British post-punk e le sonorità industrial sono i principali ingredienti sonori dell’ultimo lavoro della band. Dove il cemento incontra il vuoto e danza la morte canta Madison in apertura: una sensazione di distacco urbano che prosegue anche in “Data Tumor”, una revisione musicale di critica alla società di massa iperconnessa con i suoi innumerevoli breakout mentali.
L’altro singolo “87 gas” è un mantra ritmico di elettronica che sottolinea la ripetitività della vita quotidiana e la sua monotonia, mentre “Disposable man” è il canto disperato di un uomo in preda alla solitudine, immerso in un’atmosfera gotica e oscura. Graffianti riff di chitarre si intrecciano con droni a basse frequenze: una preghiera frenetica e disperata nasconde la terribile presa di coscienza del protagonista. Ambientazioni industriali e scenari moderni fanno da sfondo al tema della perdita, i ritmi sono cupi e ripetitivi, le atmosfere notturne, da cavaliere oscuro. La ballata “Cruel” fa finalmente tirare un respiro di sollievo, nonostante nasconda un profondo senso di colpa verso la persona amata, forse abbandonata e, inevitabilmente, lasciata andare per sempre. La musica qui si riempie di strumenti e disturbi sonori fanno da eco alle urla.
Dopo l’inno gotico “Lover Sister Mother”, e quello New Wave di “Feeling Alright”, “Explosions” ci fa mancare il fiato con un vero e proprio countdown, dove il suono di un allarme cresce sempre di più fino a scoppiare in una precisa dinamica di schizofrenia. L’album si chiude con “No Need”, l’ennesima balbettata confessione dal sapore rassegnato: “Mi sposto dal mio lavoro al mio terapeuta, mi dice che essere colto non basta, una silenziosa disperazione ci avvolge”.
Come spiega lo stesso Velding-VanDam, l’album è una meditazione sull’isolamento e sulla perdita, dove l’energia punk della band dal vivo abbraccia la manipolazione digitale creando un vero e proprio ibrido sonoro industriale post-punk che suona profondamente umano.
Articolo di Roberto Vezzoli
Track list “Bastard”
- Void Meets Concrete
- Data Tumor
- 87 Gas
- Disposable Man
- All Comes At Once
- Cruel
- Too Tight
- Lover Sister Mother
- Feeling Alright
- Explosions
- No Need
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