Il 1 febbraio si è esibito il Banco del Mutuo Soccorso, nella mia città, e non avrei potuto chiedere di più. Il Teatro Puccini, un tempio storico della creatività artistica, ha accolto questa leggendaria band che non solo ha fatto la storia del Progressive nel nostro paese, ma più in generale ha dato lustro alla musica italiana, portandola a farsi conoscere e amare in ogni parte del globo. Anticipando il racconto di questo evento premetto subito che le aspettative non sono andate certo deluse: un concerto genuino, ricco di pathos; uno di quegli attimi che riconciliano con l’essenza vera della musica e regalano sia ai musicisti che al pubblico grandi emozioni.
Non è questo lo spazio in cui narrare la storia del gruppo, già ampiamente conosciuta ma interessanti approfondimenti sono però deducibili nella nostra recensione al testo biografico “Nati liberi” e nella recente nostra intervista a Vittorio Nocenzi.
Questo ottimo concerto ha celebrato i cinquanta (quasi 51) anni di attività della band che ha portato dal vivo il nuovo grande progetto dal titolo “Orlando: le forme dell’amore” pubblicato il 23 settembre 2022, dopo una lunga gestazione iniziata con Francesco Di Giacomo ancora in vita; un percorso lungo concretizzatosi in un’opera epica curata in ogni minimo dettaglio e che esemplifica al meglio il recente corso della band.
Ore 21.20. Le luci del teatro si sono da poco spente e in sala si percepisce un’emozione palpabile. Il pubblico è in gran parte composto da persone di età matura, ovviamente molti sono amanti di vecchia data del gruppo, ma non soltanto, come ribadirà anche Nocenzi in un suo intervento. Un contesto amichevole, quasi familiare, ideale per una band che ha sempre preferito la qualità alla quantità. Il Banco, pur conoscendo le grandi platee grazie alla sua fama acclarata, ha sempre apprezzato anche contesti più raccolti nei quali la musica sembra creare un’alchimia perfetta con il pubblico.
Ecco che il palco si illumina in un light show intenso ma mai aggressivo proprio per dare ancora più risalto all’aspetto musicale; la band si presenta on stage nella sua formazione a sette elementi nella quale ovviamente l’unico componente originario è Vittorio Nocenzi. Al consueto combo a sei si aggiunge, come da tradizione, una seconda tastiera, suonata dal figlio Michelangelo, presenza affatto secondaria in quanto fu proprio colui che ha suggerito al padre il concept di questo album. Alla batteria, rispetto alla line up che ha composto il disco, siede Dario Esposito che sostituisce Fabio Moresco, membro ormai consolidato della band fin dal 2017 ma che non ha potuto proseguire il suo percorso per sopraggiunti problemi di salute. Il concerto si suddivide in tre parti, selezionate con cura dal gruppo per una precisa
scelta di riproporre alcuni cavalli di battaglia del loro repertorio, con un occhio di riguardo verso i fan di vecchia data, la scelta dei brani ha disegnato comunque una set list perfetta, capace di trasmettere, in pieno stile progressive, sia feeling che perizia strumentale, alternando con maestria gli storici successi ai brani più attuali.
La prima parte consiste nell’esecuzione integrale del famoso primo album. L’intro di “In Volo” riprodotto nella versione originale dall’album, anticipa la scintillante esecuzione di R.I.P., un brano leggendario che mette subito in luce le grandi peculiarità degli strumentisti, con il suo avvio molto ritmato e il bellissimo finale degno di un’opera melodrammatica. Anche questo pezzo costituisce un inno contro la violenza e la crudeltà della guerra che non crea né vinti né vincitori ed è solo capace di lasciare sul campo una scia insanguinata di persone incolpevoli guidate da decisioni ottuse di altri. Nocenzi non a caso sottolinea il momento con un monologo in cui evidenzia l’importanza della libertà di pensiero, unica vera chiave per riscoprire il fascino della diversità e l’amore per la vita.
Dopo l’interludio “Passaggio”, giocato su deliziosi arpeggi della sei corde e del piano, la band propone integralmente le due suite, “Metamorfosi”, con la sua atmosfera effervescente, e “Il giardino del mago”. Due composizioni molto ricche e articolate che dimostrano la creatività del gruppo, ben raccontata da Nocenzi, che si prende qualche minuto per spiegare il simpatico aneddoto sulla genesi del secondo pezzo in particolare, nato tra i banchi del liceo e i primi anni di università. Un arrangiamento raffinato dove ogni strumento, voce compresa, riprende a turno il tema principale, colorando il suono di fascinose modulazioni. Il pezzo viene chiuso da un magistrale assolo di chitarra in cui Filippo Marcheggiani si esalta dal centro del palco inginocchiandosi rivolto agli spettatori, come rapito dalla sua stessa performance, ricevendo al termine del pezzo l’ovazione del pubblico e i complimenti dallo stesso Nocenzi.
Al termine dell’esecuzione integrale del primo disco viene presentata la band, accompagnata da un prolungato applauso del pubblico. Un moto di profonda commozione attraversa la platea quando Nocenzi menziona fra gli interpreti i non presenti ma indimenticati Francesco Di Giacomo e Rodolfo Maltese, in uno dei momenti più toccanti del live.
Si arriva così al momento clou della serata con l’esecuzione di quattro brani tratti da “Orlando”; i pezzi iniziali del nuovo lavoro vengono proposti in un’unica ininterrotta suite. Dalle liriche emergono temi di importanza capitale come la tutela dell’ambiente, il ripudio totale di ogni forma di violenza e guerra, lo spirito pacifista e antimilitarista della band. “Proemio” mette in mostra la grande bravura del vocalist Tony D’Alessio: voce sublime dal timbro cristallino e una liricità unica capace di ergersi su vette altissime con la sua potenza. Nel secondo brano “La Pianura Rossa” sale in cattedra l’elettricità del basso di Marco Capozi che accompagna i dialoghi tra riff e tastiere. La serie estratta dall’ultimo album si chiude con “Non mi spaventa più l’amore”, un’insolita commistione tra tango argentino e Progressive con deliziosi interventi
della chitarra elettrica di Marcheggiani, altro punto di forza del gruppo, ben coadiuvato all’acustica da Nicola Di Già. In questo brano Vittorio Nocenzi lascia per un attimo il suo amato organo per cimentarsi con i tasti di una fisarmonica.
Il terzo tempo di questo emozionante concerto riporta a quel prolifico 1972 in cui il Banco realizzò un altro autentico capolavoro, il concept “Darwin”, un’opera pregevole e elaborata ispirata dalle teorie dello scienziato. Vengono proposte due perle estratte da questo album, “La conquista della posizione eretta” e “L’evoluzione” che esaltano la briosità della sezione ritmica e gli inserti di synth e tastiere magicamente incastonati fra loro. Dopo l’intrigante esecuzione de “Il ragno”, bel ricordo di un disco del 1976 “Come in un’ultima cena”, una menzione particolare va al pezzo “Eterna Transiberiana”, tratto dal penultimo album; ballata dalla struggente melodia, che esalta ancora di più le doti vocali di un superlativo D’Alessio e la chitarra ammaliante di Di Già.
La set list si chiude con “L’evoluzione” fra gli applausi scroscianti del pubblico. Il Banco si offre commosso alla meritata ovazione e lascia brevemente il palco per ripresentarsi richiamato a gran voce. Nocenzi prende un’ultima volta la parola per raccontare uno dei brani più famosi della band, quel “Non mi rompete” che con la sua trama ariosa ed evocativa fu uno dei pezzi simbolo di quei magici ’70. L’apparente facilità della canzone, nata quasi per gioco su un semplice arpeggio, nasconde infatti
una vicenda creativa assai complessa a testimonianza che anche dietro una melodia lineare ci debba essere un esercizio stilistico molto elaborato, importantissimo affinché la semplicità non decada in trame prevedibili. L’esecuzione del brano si chiude con una coinvolgente jam session con l’intera platea in piedi a muoversi a ritmo. Band e pubblico sembrano davvero una cosa sola e perfino dopo il concerto i musicisti non si sottraggono all’abbraccio dei fan, concedendosi a foto e autografi.
Un finale meraviglioso come nello stile che ha reso fantastica la storia del Banco.
Articolo di Carlo Giorgetti, foto di Francesca Cecconi
Set list Banco Del Mutuo Soccorso Firenze 1 febbraio 2023
- In volo
- R.I.P. – Requiescant in Pace
- Passaggio
- Metamorfosi
- Il giardino del mago
- Traccia
- Proemio
- La Pianura Rossa
- Serve Orlando Adesso
- Non Mi Spaventa Più L’Amore
- Il Ragno
- Cento mani e cento occhi
- La conquista della posizione eretta
- Eterna Transiberiana
- L’Evoluzione
- Non mi rompete