12/10/2024

Robert Plant presents Saving Grace feat. Suzi Dian, Firenze

12/10/2024

Savana Funk, Firenze

12/10/2024

Daniela Pes, Bologna

12/10/2024

The Devils, S.Zenone dgli Ezzelini (TV)

13/10/2024

Reb Beach & The Bad Boys, Torino

13/10/2024

Les Negresses Vertes, Bergamo

13/10/2024

Un uomo chiamato Bob Dylan, Milano

13/10/2024

Les Negresses Vertes, Bergamo

14/10/2024

Robert Plant presents Saving Grace feat. Suzi Dian, Bologna

14/10/2024

Vibravoid, S.Zenone dgli Ezzelini (TV)

15/10/2024

Robert Plant presents Saving Grace feat. Suzi Dian, Torino

15/10/2024

Diljit Dosanjh, Milano

Agenda

Scopri tutti

SOEN intervista

In arrivo il 1 settembre il nuovo album “Memorial” e nuovo tour europeo

I Soen hanno annunciato la pubblicazione del loro nuovo album “Memorial”, che uscirà il 1 settembre su Silver Lining Music; hanno lavorato per anni per arrivare a questo risultato, un ispirato classico dell’Hard Rock moderno. Martin Lopez (batteria) Joel Ekelöf (voce), Lars Enok Åhlund (tastiere e chitarra), Oleksii ‘Zlatoyar’ Kobel (basso) e Cody Ford (chitarra solista), torneranno live in Italia il 30 settembre al Locomotiv di Bologna. Ci facciamo anticipare da Martin Lopez i contenuti del nuovo album, con una video-chiamata molto rilassata, indossa una maglietta degli Iron Maiden mentre si trova nella cameretta di sua figlia.

Vorremmo sapere tutto sul nuovo album, in uscita il 1 settembre … e iniziate il nuovo tour ancora prima!

Il nuovo album è un nuovo emozionante capitolo per la band, è un lavoro molto intenso e personale per noi, in assoluto il migliore che abbiamo mai fatto. Non vediamo l’ora che esca, e soprattutto di tornare in tour per presentarlo dal vivo ai nostri fan, condividerlo con loro. Italia, Turchia e Spagna sono le audience più calde e pazze, e veniamo da voi il più spesso possibile!

Il nuovo singolo, già uscito, “Unbreakable”, rappresenta un’anticipazione del nuovo album?

Sì e no. Per noi è sempre difficile scegliere un singolo da pubblicare, soprattutto prima dell’album. L’album contiene brani diversi, alcuni pesanti, alcuni melodici, brani middle-tempo, quindi un singolo non potrà mai da solo rappresentare un album. Ma “Unbreakable” è un brano che ci piace molto, ci sembrava adatto a iniziare a promuovere l’album, ma, ripeto, è solo uno dal quale iniziare, per incuriosire i fan. Noi speriamo che poi amino tutto l’album, con tutta la diversità che contiene.

I titoli dei brani sono sempre incisivi, e trattano sempre temi sociali importanti e contemporanei.

Certo, è così. Pensiamo di avere una responsabilità in quello che diciamo, perché siamo ascoltati. Parliamo di argomenti che devono essere trattati, che c’è bisogno di mettere in evidenza, non ci interessa affrontare cose superficiali, o irreali.

Anche la copertina dell’album fa pensare, riflette i contenuti dei testi, fa pensare.

Sì, è proprio quello che volevamo, grazie per averlo notato.

Questo è il primo album in studio dopo la pandemia, e nel frattempo siete stati, appena è stato di nuovo possibile, molto in tour. Quando e come lo avete composto?

Noi scriviamo musica continuamente, ovunque ci troviamo. C’è chi per rilassarsi guarda la tv, chi legge libri, io scrivo musica, è ciò che adoro fare più di qualsiasi altra cosa. Ho sempre montagne di materiale abbozzato. Quando penso di averne abbastanza sul quale lavorare, chiamo gli altri ragazzi e ci lavoriamo insieme, per verificare cosa funziona meglio per fare un album, cosa ci stimola, cosa ci porta in avanti. Non subiamo nessuno stress o pressione nella composizione dei nostri album; ne esce uno circa ogni due anni ma è perché abbiamo sempre tanto materiale pronto! Non abbiamo pianificazione commerciale per la pubblicazione, con noi non funzionerebbe, e l’industria discografica lo ha capito; facciamo un tipo di musica che deve essere profondamente sentita da noi per poi poter essere interiorizzata dai nostri fan, non è un prodotto facile, tutt’altro. È una benedizione per noi musicisti poter scrivere e pubblicare solo la musica che noi stessi amiamo, senza ingerenze o confini entro i quali muoverci, e avere poi successo.

Quando componete per gli album pensate ai brani per come saranno quando li suonerete dal vivo?

Sì, alcuni brani sappiamo già che dal vivo saranno incredibili, che ci connetteranno con l’audience. A volte invece siamo consapevoli che non saranno adatti, ma abbiamo bisogno di inciderli perché esprimono qualcosa che sentiamo necessario, magari sono più introversi, più riflessivi, e nella scaletta dell’album sono comunque perfetti.

Come decidete le set list dei concerti?

Oh, noi prima di andare in tour proviamo tanto e proviamo tutte le canzoni dell’ultimo album, perché potenzialmente le vorremmo suonare tutte. Poi capiamo quali davvero ci emozionano dal vivo, e magari qualcuna la escludiamo, ma tendenzialmente cerchiamo di suonare più materiale nuovo possibile, sappiamo che anche i fan, proprio come noi, si emozionano ad ascoltarlo. È ovvio che ci sono alcuni brani storici che non possiamo escludere dalle scalette, ne faremo ancora diversi da “Imperial” (la nostra recensione), ma ci restano soltanto quelli che continuano a darci belle vibrazioni, che ci diverte ancora proporre e vedere come il pubblico ancora reagisce. Quindi nel nuovo tour vi potete aspettare molte canzoni da “Memorial”, questo è un album molto forte, e le canzoni lo saranno anche dal vivo, vedrete!

Puoi dirci anche qualcosa del vostro precedente album, “Atlantis” (la nostra recensione), fatto con l’orchestra. Ok, molti gruppi si sono imbarcati in progetti simili, ma il vostro è peculiare perché è stato registrato in presa diretta dal vivo nello studio …

Quando scriviamo le nostre canzoni, partiamo sempre dalla melodia, e poi decidiamo se sarà un pezzo heavy o una ballata, ma il cuore resta sempre melodico, e con un testo emotivamente intenso. Abbiamo sempre creduto che ciò che componiamo potesse essere spinto a un livello più alto in drammaticità e intensità se suonato accompagnato da archi; durante la pandemia abbiamo avuto tempo e modo di riflettere su come realizzare questo pensiero. Lars ha scritto tutti gli arrangiamenti per gli archi, e abbiamo cominciato a provare cosa funzionava e cosa no. Abbiamo presto capito che avremmo voluto poi registrare il progetto dal vivo, per coglierne lo spirito, la magia che si creava con i musicisti in sala con noi. Quindi, più che creare un album perfetto, volevamo registrare un album che esprimesse quelle belle vibrazioni, magiche davvero. Non è un processo utilizzato più ormai, ma è ciò che volevamo, e ci riportava alle nostre proprie origini di musicisti. Quindi ci siamo recati nello studio prescelto, sistemato i microfoni, pigiato “rec” e iniziato a suonare, e buona la prima, non abbiamo fatto più incisioni tra le quali scegliere. Eravamo talmente emozionati ma anche totalmente focalizzati, che l’album è risultato meraviglioso. Una giornata gloriosa!

Come possiamo vedere nel docu-film che avete registrato insieme alla musica…

Esattamente! Mentre suonavamo non ci rendevamo neanche conto di essere filmati, eravamo troppo concentrati, sapevamo che avremmo registrato un’unica volta, senza ripetizioni. Abbiamo poi fatto alcune serate dal vivo con questo show, ed è stato fantastico, ci siamo immensamente divertiti.

Come componi, essendo un batterista?

Compongo su qualsiasi cosa, la chitarra, le tastiere, a volte soltanto una melodia vocale, dipende dalle giornate, non ho una formula, e questo mi permette di essere libero e creativo.

Quali sono le influenze musicali della band, intendo di ciascuno di voi?

Oh, sono molto diverse! Cody per esempio adora i Pink Floyd ma anche la nuova generazione di Death Metal melodico; Oleksii ascolta cose strane con molto basso funky ma anche lui adora il Death Metal, quello estremo, che io non capisco proprio (ride); Lars proviene dall’Accademia reale di Jazz, è un insegnante di musica e un sassofonista, adora il Rock e il Metal in ogni forma; Joel viene dal Prog, ma ascolta anche Pop, Metal, e molto altro. Io, beh, adoro tante cose: Alice Cooper, Sepultura, Slayer, vado pazzo per i Pink Floyd e i KISS, mi piace il Prog, la musica africana e quella latina. Ma sono e resto un metallaro, lo confesso. Nonostante ascolti di tutto, davvero, il Metal è dove mi sento a casa, è un movimento di fratellanza di cui sono parte, e questo vale anche per gli altri membri dei SOEN. Ecco perché possiamo affermare di essere al 100% una band metal, pur con influenze prog.

Allora ti chiedo: qual è l’album che ti ha cambiato la vita, fatto diventare ciò che sei?

Oh, è successo quando ero molto, molto giovane, avevo 7 anni. Ho sentito un disco dei KISS. Ho voluto quasi subito diventare un batterista, ma non volevo essere “The Cat”; volevo essere come Gene Simmons, quello cool, quello spaventoso. Poi ho finito per essere “The Cat”, dopotutto! (ride). I KISS erano una combinazione incredibile di personaggi e di musicisti!

Articolo di Francesca Cecconi



www.facebook.com/SOENMusic
www.instagram.com/SOENmusic
www.SOENmusic.com

© Riproduzione vietata

Iscriviti alla newsletter

Condividi il post!