27/07/2024

CCCP-Fedeli Alla Linea, Genova

27/07/2024

Cristiano De André, Piazzola (PD)

27/07/2024

Mercanti Di Liquore, Civate (LC)

27/07/2024

Vinicio Capossela, Verona

27/07/2024

Tre Allegri Ragazzi Morti, Torre Santa Susanna (BR)

27/07/2024

David Morales ft. Julie Mcknight, Taranto

27/07/2024

Martin Barre Band, Sigillo (PG)

27/07/2024

Louise Lemon, Serravalle (PT)

27/07/2024

Radio Fantasma, Milano

27/07/2024

Patrizio Fariselli, Firenze

27/07/2024

Irene Grandi, La Spezia

28/07/2024

Gio Evan “Evanland”, Assisi

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best 2020

Best records 2020

I cinque album del 2020 preferiti di ciascuno dei redattori di Rock Nation. Ci sarebbe piaciuto dire anche quali fossero stati secondo noi i migliori concerti dell’anno, ma in questo caos non ci resta che

I cinque album del 2020 preferiti di ciascuno dei redattori di Rock Nation. Ci sarebbe piaciuto dire anche quali fossero stati secondo noi i migliori concerti dell’anno, ma in questo caos non ci resta che ringraziare l’industria discografica che ha comunque continuato a sfornare tutti i dischi possibili.

Andrea Bartolini

  • The Symbol RemainsBlue Öyster Cult. In questo 2020 non rimane solo il simbolo di una band da sempre in bilico fra stardom e band di culto, mai domi, mai schiavi del mercato, un album ispirato, sanguigno e vero.
  • Hate For SalePretenders. La voce senza età di Crissie Hynde e una manciata di canzoni ottimamente scritte e prodotte, per un ritorno al top della forma.
  • “The Second Album”The Empty Hearts. Solo per amanti dei soliti due o tre accordi, 4 colossi del Power Pop americano si ricordano di avere un progetto insieme e danno il seguito al loro debutto del 2014, 100% Rock’n’Roll.
  • Power Up” – Ac/Dc. Il ritorno come ce lo aspettavamo, nella formazione migliore possibile e con un album dal suono spettacolare e con un repertorio fra i migliori da “Ballbreaker” in poi.
  • McCartney IIIPaul McCartney. Macca ha 78 anni, la voce è incerta e sempre sul punto di rompersi, ma ci regala un album di quelli da ascoltare magari da soli, come se fosse una conversazione privata con vecchie storie da raccontare, ricordi e un presente ancora vivido e lucido a cui pensare.

Playlist: https://open.spotify.com/playlist/2buKloUpq63ndFz7qh3lnU?si=HbJDXBF4QxqtczApiB0Q8g

Francesca Cecconi

  • McCartney III” – Paul McCartney. Finalmente il nuovo volume di una trilogia che non c’è, o meglio che c’è nei cuori di noi macca-lovers. Un album intimo, notturno, solitario, riflessivo, ma anche gioioso, luminoso, scintillante, in cui il nostro ci consegna se stesso senza veli.
  • Shefound” – Shefound. Album omonimo e primo lavoro di una giovanissima band italiana. Testa, passione, suoni, produzione, realizzazione di pensieri e approcci. Canzoni che si sono piantate nella mia testa dal primo ascolto, e non vogliono andarsene.
  • CyberfunkMother’s Cake. Il disco ha tutto quello che mi occorreva a un certo punto del confinamento da pandemia: una botta di energia tale da sciaguattarmi la testa e farmi dimenticare tutto, facendomi schizzare da una parte all’altra del mio minuscolo appartamento come se corressi su distese sconfinate.
  • “Such Pretty Forks In The Road” – Alanis Morrisette. Non è certo il suo miglior album; ma Alanis resta una delle più belle voci e una delle migliori compositrici contemporanee, e i suoi testi sono sempre incredibili, le parole si fondono con la musica come fossero uno strumento stesso.
  • Alphabetland” – X.  Un ritorno grandioso, con quel Rock’n’Roll punkeggiante su tre accordi che adoro.

Iacopo Meille

  • “The Symbol Remains” – Blue Öyster Cult.  Quando un gruppo dopo oltre 19 torna con un album, c’è sempre la forte possibilità di essere delusi … ma Eric Bloom e Donald Buck Dharma Roeser sanno compiere miracoli.
  • Strange Days” – The Struts. Tutto quello che il Rock’n’Roll deve essere lo trovate in questo disco: irriverente, sciocchino, sopra le righe e anacronistico.
  • Whoosh” – Deep Purple.  La classe, quella vera, non s’impara, si conquista anno dopo anno, album dopo album, imparando da i propri errori.
  • “Xoxo” – The Jayhawks.  Sono la band che sai ti starà accanto ogni qual volta la vita decide di darti del filo da torcere.
  • “Rough And Rowdy Ways” – Bob Dylan. L’ultimo baluardo contro la barbarie culturale.

Playlist: https://open.spotify.com/playlist/6X1fftWVu76ffSqG6JpPsJ?si=x8eH9cakRfGeZXPOPAKgdg

Simone Ignagni

  • “Fetch The Bolt Cutters” – Fiona Apple. Un bosco sonoro prezioso in cui fuggire in tempi di lockdown.
  • Letter To You” – Bruce Springsteen. Anche se alla lunga non resterà, contiene un paio di gioielli che valeva la pena fossero finalmente tirati fuori.
  • “Rough And Rowdy Ways” – Bob Dylan. Perché basterebbe la sola Murder Most Foul.
  • Shadow Offering” – Braids. Un album potente, raffinato, interiore eppure esplosivo.
  • “White Ladder – 20th Anniversary Edition” – David Gray. A distanza di 20 anni resta un capolavoro indiscusso, e le b-sides sono l’ennesima testimonianza dello stato di grazia nel quale gravitava Gray ai tempi in cui compose l’album che gli valse una vita intera. Ma per davvero! Per realizzarlo, il nostro si giocò tutto, ipotecando persino la casa. E io lo ringrazio ancora per quel gesto folle.

Andrea Scarfì

  • Letter to You” – Bruce Springsteen. Rilasciato in un momento di enormi cambiamenti personali, alcuni brani hanno segnato e scandito in modo indelebile lo scorrere di queste ultime settimane.
  • Ordinary Man” – Ozzy Osbourne. La prima grande opportunità di potermi confrontare per la prima volta con una recensione “importante” coincisa con il ritorno di The Oz.
  • La Belle Dame” – Valerio Bruner. Un album dalle sonorità cupe che mi hanno portato alla mente gli scenari dark di Cohen e che mi ha consentito di conoscere il suo autore da vicino.
  • Have You Lost Your Mind Yet?” – Fantastic Negrito. Un disco carico, esplosivo, uscito in pieno agosto che fa accrescere la voglia di vederlo riprodotto live.
  • “A Hero’s Death” – Fontaines D.C. L’album, e il gruppo, che mi hanno fatto tornare vivo l’amore per il post punk. Bella scoperta!

Playlist: https://open.spotify.com/playlist/6vHHEXGWQs81wVd3LCK6p4?si=nWcmmB4qSja7r8E1lD7SCQ

Valentina Comelli

  • “Rough and Rowdy Ways” – Bob Dylan. È ancora e sempre lui, ruvido e puro come l’ho sempre amato, anzi, forse un pochino di più, se possibile. Può Bob Dylan essere ancora più Bob Dylan di prima? Per me, lui può.
  • “Pick Me Off the Floor” – Norah Jones. Nel calderone mischia soul, jazz, gospel, americana… E riesce ogni volta a compiere la stessa magia, con la consueta grazia e la sua inconfondibile eleganza. Chapeau.
  • “Morabeza” – Tosca. Edizione speciale 2020 con il brano sanremese “Ho amato tutto” (che da solo – ooops – ha riscattato anni di Festival di dubbio gusto): canzoni di viaggi e di incontri, di angoli di mondo lontani, con gli arrangiamenti del bravissimo Joe Barbieri. Affascinante.
  • Stardust” – Luka Kuplowsky e Old Flowers” – Courtney Marie Andrews. Due lavori diversissimi, ma ugualmente preziosi e luminosi, che ho adorato scoprire, ascoltare e recensire. Lucky me.

Alessio Pagnini

  • “Ohms” – Deftones. Le sonorità granitiche e la certezza di brani potenti dall’atmosfera sospesa.
  • “CMFT” –  Corey Taylor . Esordio molto convincente per il poliedrico e talentuoso frontman di Slipknot e Stone Sour, inesauribile talento.
  • Ordinary Man” –  Ozzy Osbourne. Che gli vuoi dire a lui? Un disco molto ben fatto, sembra sempre sul punto di smettere e invece Ozzy se ne esce con questo lavoro davvero molto godibile. Immortale.
  • “The Universal Want” – Doves. Torna a sorpresa una band molto amata negli anni 2000 con un album permeato del loro riconoscibilissimo sound, tra elettronica e pop sofisticato.
  • “CYR” – Smashing Pumpkins. Billy Corgan e soci suonano ormai in questo modo, abbandonando le ruvidezze che li hanno resi celebri. Tuttavia si cresce e ci si evolve (l’elettronica è invadente ormai), senza perdere di convinzione. La sua voce è comunque identica da 30 anni. Conferma.

Cristina Giacomelli

  • We are chaos” – Marilyn Manson. Album decisamente al primo posto nella mia top 5 del 2020. Intimo ed intenso, ne sono rimasta folgorata praticamente dal primo ascolto e, a dispetto del nome, è capace di farmi ritrovare in pace con me stessa e con il mondo che mi circonda.
  • Inescapable” – Godstick. La melodia ipnotica ed ammaliante dei Godstick riesce, come pochi altri, a trasportarmi verso terre lontane ed è questo l’album al quale mi rivolgo quando ho bisogno di evadere dalla routine quotidiana.
  • “New Empire Vol. 1 / Vol. 2” – Hollywood Undead. Entrambi i volumi sono pura energia e, nonostante i testi che affrontano temi piuttosto complessi, il ritmo infonde adrenalina e positività. Il volume 2 è il mio preferito per le sessioni di corsa o, ultimamente, di fitness casalingo.
  • In your room” – Overlaps. La giovane band italiana ha saputo, con questo disco, farsi spazio tra i miei album preferiti. È il disco che ricerco quando ho voglia di un po’ di leggerezza e perché no, quando mi prende l’irrefrenabile desiderio di mettere alla prova le mie corde vocali.
  • Thrashmageddon” – Demolizer. Questo primo album della band danese è sicuramente il mio preferito quando ho bisogno di qualcosa di portentoso che mi dia carica. Il suo ritmo forsennato mi scuote fin dentro le ossa, pompando il sangue nelle vene ed al contempo cancellando qualsiasi pensiero negativo. Meglio dello yoga!

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